Poche città possono vantarsi di essere uniche al mondo. Matera è una di queste. Dopo avervi raccontato la mia esperienza a Matera Capitale Europea della Cultura 2019, è con grande piacere che vi parlo nuovamente della città dei Sassi, in questo articolo dedicato alle dieci cose da non perdere o, se preferite, alle dieci esperienze da vivere nel più noto e visitato centro turistico della Basilicata. Il numero è certamente riduttivo; da qui la mia decisione di accorpare le attrazioni appartenenti allo stesso campo. La lista sarà preceduta da una piccola introduzione e seguita da alcuni consigli, con un focus particolare sulla cucina lucana e sui ristoranti in cui degustarla. Siete pronti? Si parte!
L'articolo contiene:
Da vergogna nazionale a Patrimonio dell’Unesco
Matera è una delle città più antiche al mondo. Nella sua storia ha attraversato fasi di sviluppo e periodi drammatici come quello del secondo dopoguerra, culminato con lo sfollamento dei Sassi, in seguito a una legge firmata da De Gasperi e proposta dal deputato Emilio Colombo, sulla scia dell’indignazione generata dalle parole di Carlo Levi nel suo romanzo Cristo si è fermato a Eboli. Levi denunciò lo stato di arretratezza e l’insalubrità delle abitazioni, dove famiglie numerose vivevano in condizioni di scarso igiene, a stretto contatto con gli animali. I Sassi versarono così in stato di abbandono fino alla legge 771/1986, che favorì il recupero attraverso contributi economici a chi andava a vivere nelle case ristrutturate. Il riconoscimento dell’Unesco nel 1993 è il giusto premio per la trasformazione di una vergogna nazionale – parole di Togliatti – in un patrimonio del nostro paese.
La Gerusalemme italiana
Al rilancio dell’immagine di Matera e alla sua affermazione come destinazione turistica, Pier Paolo Pasolini diede un contributo importante, con la sua scelta di usarla come controfigura di Gerusalemme nel film del 1964 Il vangelo secondo Matteo. Il regista bolognese fu il primo a cogliere la somiglianza tra le due città. Successivamente, Matera ha ricoperto lo stesso ruolo in altri film. Tra questi, è doveroso citare La passione di Cristo di Mel Gibson, uscito esattamente quarant’anni dopo il lungometraggio pasoliniano. La regolarità con cui Matera è apparsa sul grande schermo ha favorito la creazione di itinerari di cineturismo: un motivo in più per visitarla.
I quartieri di Matera
Contrariamente a ciò che molti pensano, i Sassi non sono le case di Matera. Così vengono chiamati i due rioni storici: il Sasso Barisano e il Sasso Caveoso. Il primo è più edificato ed è orientato in direzione Bari. Questa è una possibile spiegazione del suo nome. Il secondo, la cui disposizione ricorda la cavea di un teatro, è invece quasi interamente scavato sulla roccia. I due Sassi sono separati dalla collina della Civita, in cima alla quale svetta la cattedrale. L’altro quartiere del centro storico è il Piano, la parte barocca della città, il cui nome deriva dal terreno pianeggiante. Il suo cuore è Piazza Vittorio Veneto. Appena fuori città si trovano, invece, i quartieri moderni che hanno accolto gli sfollati dei Sassi: La Martella e Borgo Venusio.
A questo punto siamo pronti per scoprire le dieci cose da non perdere a Matera.
Le dieci cose da vedere a Matera
1. Le chiese
Matera offre al turista un’ampia varietà di chiese, sparse su tutto il centro storico. La più famosa è certamente la cattedrale, intitolata alla Madonna della Bruna e a Sant’Eustachio, i due patroni della città. Alla facciata in stile romanico-pugliese si contrappone un decoratissimo interno barocco.

Un’altra chiesa di una certa importanza è Sant’Agostino. In cima a uno sperone roccioso, veglia sul Sasso Barisano. Un tempo costituiva un complesso con l’ex convento adiacente.

Il quartiere più ricco di chiese è il Piano. Qui vi imbatterete nelle chiese di: San Domenico, San Giovanni Battista, Santa Lucia, San Francesco d’Assisi e la Chiesa del Purgatorio. Ognuna ha le sue particolarità. Quella di San Giovanni Battista, ad esempio, non ha una facciata principale e combina elementi di diversi stili architettonici. La Chiesa del Purgatorio, invece, è tanto piccola quanto slanciata in altezza. L’altro elemento che salta all’occhio sono i teschi che decorano i quadrati in cui è diviso il portale. Infine, cambiando quartiere, è da mettere in conto una visita alla chiesa di San Pietro Caveoso. E’ una delle più antiche, sebbene sia stata sottoposta a svariati interventi di ristrutturazione, in particolare nel seicento. Risalgono a questo secolo l’attuale facciata e il campanile.

2. Le chiese rupestri
Il bello di Matera è che oltre alle classiche chiese, ci sono quelle rupestri, antichissime costruzioni scavate nella roccia. Molto del loro fascino è dato dai resti sopravvissuti all’incedere del tempo e dalla sensazione del visitatore di immergersi in un’epoca così lontana dai giorni nostri. Delle oltre 150 chiese rupestri disseminate nel territorio materano, due non sono state sconsacrate. Tra queste spicca la chiesa di Santa Lucia alle Malve. Apprezzata per i suoi preziosi affreschi, ha preso il nome dalla pianta molto diffusa nei dintorni. Tra le altre curiosità, ha accolto a Matera la prima comunità monastica femminile benedettina ed è stata abitata fino al 1960, nelle due navate non adibite al culto. Il tour delle chiese rupestri può proseguire nel Monterrone, masso tufaceo che domina il paesaggio del Sasso Caveoso e ospita le chiese della Madonna dell’Idris e di San Giovanni in Monterrone, collegate da uno stretto corridoio.

La più grande chiesa rupestre di Matera è San Pietro Barisano. Fin dall’inizio sorprende per la sua facciata settecentesca, fatto insolito per le chiese di questo tipo. L’interno, più volte modificato, ha un aspetto molto diverso. E’ prevalentemente spoglio, a causa degli immancabili trafugamenti e del trasferimento degli arredi nella vicina e già citata chiesa di Sant’Agostino, eletta come nuova parrocchia all’inizio del novecento. Emblematica è la cornice vuota della pala d’altare. Nei sotterranei, raggiungibili attraverso passaggi stretti, è possibile vedere le nicchie dove venivano messi a sedere i cadaveri dei sacerdoti fino alla decomposizione, pratica funebre un tempo diffusa nel meridione.

Se volete ulteriormente approfondire la conoscenza delle chiese rupestri, non perdete le chiese sovrapposte della Madonna della Virtù e di San Nicola dei Greci. Infine, vista anche la bellezza dello scenario, vale la pena di visitare le chiese rupestri del Parco Regionale della Murgia Materana, su tutte San Falcione e la Madonna delle Tre Porte. Queste chiese, dotate di tracce di affreschi bizantini, nascondono delle curiosità interessanti, a cominciare dai loro nomi. La prima era probabilmente intitolata a San Canione. Il nome fu storpiato, dopo l’arrivo di un gruppo di contadini con le falci. Da queste parti si stabilirono anche dei pastori, i quali trasformarono i locali della chiesa in un ovile, di cui è rimasto il recinto. La seconda ha preso il nome dai tre ingressi originari, oggi ridotti a uno. Era particolarmente rispettata per la presenza di un affresco della Madonna del Melograno, simbolo di abbondanza e fertilità.
3. La Cripta del Peccato Originale
L’ultimo sito religioso, anch’esso di tipo rupestre, di cui vi parlo, merita, per la sua unicità, una trattazione separata. Mi riferisco alla Cripta del Peccato Originale, capolavoro riscoperto nel 1963 dai soci del Circolo La Scaletta di Matera. Scavata nella roccia della gravina di Picciano in contrada Pietrapenta, a pochi chilometri da Matera, secondo le ipotesi più accreditate, la cripta risale al periodo che va dall’ottavo al nono secolo. I suoi affreschi, mirabile esempio di pittura longobarda, le sono valsi la definizione di “Cappella Sistina dell’arte rupestre”. Gli affreschi meglio conservati sono quelli delle nicchie nei tre absidi. Raffigurano tre terzetti di personaggi: la Madonna con due sante, gli apostoli Pietro, Andrea e Giovanni e i tre arcangeli. Le scene della Genesi, dalle quali la cripta prende il nome, sono dipinte sulla parete di fondo. Le decorazioni ornamentali hanno fruttato all’ignoto pittore il soprannome di “Pittore dei fiori”.
Questo imperdibile tesoro è visitabile soltanto con un tour guidato, previa prenotazione. La capienza e gli orari sono infatti limitati. All’interno non è consentito scattare foto, ma se siete interessati, il materiale disponibile online è davvero abbondante.
4. Le case-grotta
Tra le cose da vedere a Matera, le case-grotta sono in cima alle mie preferenze. Nel visitare queste abitazioni, perfettamente ricostruite con arredi originali, non è automatico immaginare il degrado narrato da Carlo Levi. Per capire le condizioni di vita, è necessario pensare ai problemi di areazione e illuminazione, alla carenza di posti letto e alla mancata separazione della stalla dalla zona abitata. Per come sono adesso, sembra di essere dentro un gioiellino. Le case visitabili sono tante. Tra queste, vi consiglio la Casa Grotta del Vicinato, abitata fino al 1958; la Casa Grotta di Vico Solitario, in cui è tutto concentrato in un unico ambiente, e Casa Cisterna. Quest’ultima è divisa in tre ambienti, di cui uno riservato alla lavorazione del grano. Per quella di Via Fiorentini vi rimando al sesto punto, dedicato ai lavori di Eustachio Rizzi e dei suoi figli.

5. L’artigianato locale
La straordinaria abilità degli artigiani è un altro degli elementi distintivi di Matera. La lavorazione della cartapesta è un’arte dalle antiche origini, finalizzata alla produzione di oggetti devozionali e decorativi. La migliore occasione per vederli è partecipare, il 2 luglio, alla festa patronale della Madonna della Bruna. La tradizione impone che ogni anno un coloratissimo carro trionfale in cartapesta venga distrutto dalla folla. Le produzioni in terracotta non sono di minore importanza. L’eccellenza di questo tipo di lavorazione è visibile nei presepi, negli utensili e nei tipici fischietti a forma di gallo. Questi ultimi erano usati come pegni d’amore – più erano grandi, maggiori erano le possibilità di fare colpo – , come giocattoli e amuleti per scacciare il malocchio.

Da non sottovalutare, infine, la maestria degli artigiani nella lavorazione del legno. Il simbolo della produzione lignea è il timbro per il pane, un oggetto molto caratteristico che in passato veniva fabbricato per lo più dai pastori. Serviva per riconoscere i proprietari delle pagnotte impastate a casa e cotte nel forno pubblico. Nella realizzazione dei timbri ci si poteva sbizzarrire, dando alle impugnature le più svariate forme.
Entrare nella bottega di un artigiano è il modo migliore per vedere da vicino le varie produzioni, scoprire qualche segreto e portare a casa un souvenir. Se vi piace l’idea, il Bottegaccio farà sicuramente al caso vostro. In questo laboratorio situato in via Madonna dell’Idris 10, la famiglia Daddiego vende le sue opere d’arte. Non lontano, in via Buozzi 87, c’è un altro negozio di artigianato interessante: Mancini Timbri del Pane. Qui potrete acquistare un timbro e farvelo personalizzare con le vostre iniziali.
6. Le creazioni della famiglia Rizzi
Questo punto è un compendio dei due precedenti, visto che vi parlerò di una bottega di artigianato e di una casa grotta, appartenenti alla stessa famiglia. Al civico 82 della centralissima Via Fiorentini, il negozio-laboratorio Sassi in Miniatura vi stupirà per la bellezza degli oggetti artigianali in tufo e, ancor di più, per il meraviglioso plastico dei Sassi, realizzato con lo stesso materiale dal maestro Eustachio Rizzi, in un arco temporale di tre anni, a partire dal 1996. La dimensione è di 12 metri quadri, per un peso di 35 quintali. La bottega, così come la casa grotta che mi accingo a descrivere, è gestita dai figli dell’artista.

Per visitare la casa grotta non dovrete fare altro che attraversare la strada. All’interno di questo ambiente, dotato di mobili e attrezzi originali, è stata fatta una rappresentazione della vita domestica fino agli anni sessanta, con l’ausilio di sculture di persone e animali. Personalmente ho trovato carina l’idea di mostrare i finti abitanti, impegnati nelle attività quotidiane.

7. La Matera sotterranea
La Cisterna del Palombaro Lungo
Matera è una città dalle mille risorse. Non deve dunque stupire il fatto che sotto il livello del suolo nasconda delle vere e proprie gemme. Trascurare questo suo lato sarebbe un vero peccato. La Matera sotterranea ruota intorno a Piazza Vittorio Veneto. Dalla piazza ci si può affacciare verso il sottosuolo, nel quale sono visibili gli archi di accesso alla chiesa rupestre del Santo Spirito e la biglietteria della Cisterna del Palombaro Lungo. In questa storica cisterna venivano raccolte l’acqua piovana e l’acqua sorgiva proveniente dalla collina del Castello Tramontano, nota come collina di Lapillo. Di incerta datazione – si parla di fine ottocento – , il Palombaro Lungo ha svolto la funzione di fonte per l’approvvigionamento idrico dei cittadini fino agli anni venti del novecento. Poi è stato dimenticato e riscoperto soltanto nel 1991 da un gruppo di studiosi che lo esplorarono a bordo di un gommone.

Il soprannome di “Cattedrale dell’acqua” è più che giustificato dall’altezza delle pareti in tufo, che raggiungono i 15 metri. Notevole è anche la capienza; basti dire che può contenere fino a cinque milioni di litri d’acqua. Sono ancora visibili i fori in cui venivano calati i secchi, legati a corde, al fine di raccogliere l’acqua. Il percorso turistico prevede l’accompagnamento di una guida. E’ necessario prenotare il tour in uno degli orari disponibili.
L’Ipogeo MateraSum
L’Ipogeo MateraSum è il degno completamento della visita alla Matera sotterranea. Diversamente dalla cisterna, distante pochi metri, questa è una chicca nascosta, che può facilmente sfuggire. La collocazione in una poco frequentata traversa di Via Settembre XX non favorisce la sua visibilità. In questo caso, il percorso turistico, lungo oltre un chilometro, è individuale e con audioguida. E’ una bella occasione per scoprire una città sotto la città, fatta di diversi ambienti ipogei, tra cui un’antica abitazione della quale è riconoscibile la porta d’ingresso.

8. I musei
Palazzo Lanfranchi
Il monumentale Palazzo Lanfranchi è la sede del Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna della Basilicata. Le opere esposte, per lo più dipinti e sculture, sono divise in tre sezioni tematiche: arte sacra, arte contemporanea e collezionismo. La seconda sezione è la mia preferita, perché ospita una quarantina di quadri di Carlo Levi. Il già citato scrittore era infatti anche un talentuoso pittore. La sua enorme tela (18,50 metri x 3,20) Lucania ’61 è senza dubbio l’opera più famosa del museo. Commissionato per rappresentare la Basilicata nella mostra celebrativa del Centenario dell’Unità d’Italia, il dipinto ha la duplice funzione di raffigurare la società lucana in scene di vita quotidiana e di omaggiare Rocco Scotellaro, intellettuale e poeta lucano, politicamente impegnato, morto all’età di soli 30 anni. Nella tela, Scotellaro appare in tre diversi momenti della sua vita: morente, nel periodo adolescenziale e in età matura mentre arringa la folla.

Il Museo Archeologico Nazionale Domenico Ridola
Uno dei motivi per cui amo visitare i musei è il fatto che mi permettono di scoprire dei personaggi storici o di approfondire la conoscenza che ho di loro. A circa 150 metri da Palazzo Lanfranchi, dove ho concentrato le mie attenzioni su Carlo Levi e Rocco Scotellaro, sorge il Museo Archeologico Nazionale Domenico Ridola. In questo caso, il protagonista è l’uomo al quale sono intitolati il museo e la via in cui è situato. Domenico Ridola è un uomo che si è distinto in più campi: medicina, archeologia e politica. E’ stato, tra le altre cose, sindaco di Matera. Il museo archeologico è nato grazie alla donazione delle sue collezioni. Il percorso espositivo permette di fare un bel viaggio nella storia del territorio lucano. Tra i tanti reperti, molti dei quali provenienti da necropoli, ho particolarmente apprezzato le ceramiche dipinte.

Casa Noah
Casa Noah è un’abitazione privata, nelle vicinanze della cattedrale, donata al Fai dalle famiglie Fodale e Latorre allo scopo di tramandare la memoria storica della città. Il filmato “I Sassi invisibili. Viaggio straordinario nella storia di Matera“, proiettato sulle pareti, svolge alla perfezione questa funzione, fornendo al turista una preparazione di base che gli permetterà di capire e apprezzare meglio le visite successive. Per questo motivo vi consiglio di vedere Casa Noah all’inizio del viaggio alla scoperta di Matera.
9. Piazza del Sedile
Le piazze sono un’altra delle cose da vedere a Matera. Avendola nominata più volte – e capiterà ancora nel prossimo e ultimo punto – , escludo dall’elenco Piazza Vittorio Veneto, in favore di Piazza del Sedile. E’ il salotto di Matera, in passato sede del mercato. Dalla metà del 1500, la piazza ha assunto un ruolo politico. Risale infatti a quel tempo la costruzione del Palazzo del Sedile, luogo in cui avvenivano le adunanze municipali. Questo palazzo, che oggi ospita il Conservatorio di Musica “Egidio Romualdo Duni“, è il simbolo della piazza. Ha una forma insolita, con un arco d’ingresso sormontato dalle statue dei due patroni e affiancato da quattro statue, in apposite nicchie, rappresentanti le virtù cardinali.

10. I punti panoramici
Infine a Matera c’è un’altra cosa da non perdere: i punti panoramici. Anche in questo caso seguo la regola del dieci, con la dovuta precisazione che l’elenco potrebbe essere più lungo. Le salite sono infatti talmente tante che può capitare di ritrovarsi davanti una vista mozzafiato in un punto che nessuno ha suggerito. A seguire, alcuni spunti per voi.
– Belvedere Luigi Guerricchio
Tra chiese, negozi, la Fontana Ferdinandea, l’appariscente palazzo della Biblioteca Provinciale e il Palombaro Lungo, Piazza Vittorio Veneto non si fa mancare niente. In più ha una terrazza panoramica intitolata al pittore materano Luigi Guerricchio, dalla quale si può ammirare una vista frontale della cattedrale, eretta sulla sommità della Civita. Affacciatevi da questo belvedere anche in orario notturno: l’illuminazione fa un bell’effetto.

– Belvedere di Piazzetta Pascoli
Restiamo nel Piano. Da Piazza Vittorio Veneto, Via del Corso e Via Ridola vi condurranno nella Piazzetta Pascoli. Qui, oltre al Palazzo Lanfranchi, c’è un belvedere con una vista che va dalla Civita verso il Sasso Caveoso. E’ un bel punto per immortalare la rupe del Monterrone.
– Piazza Duomo
Dal belvedere di Piazza Vittorio Veneto sembra che la cattedrale sia lontana e occorra fare chissà quale scarpinata per raggiungerla. In realtà è un gioco da ragazzi. Basta percorrere in sequenza due strade a scarsa pendenza: Via delle Beccherie e Via Duomo. Dando le spalle alla facciata della cattedrale, il panorama verso il Sasso Barisano è straordinario. Le facciate delle chiese di San Pietro Barisano e di Sant’Agostino sono facilmente riconoscibili.
– Via Muro
Non lontano dalla cattedrale e da Casa Noah, sempre all’interno della Civita, inizia Via Muro, una strada-scalinata che permette di vedere dall’alto la chiesa di San Pietro Caveoso e, in modo del tutto indisturbato, il Monterrone, sul lato della facciata delle chiese comunicanti della Madonna dell’Idris e di San Giovanni in Monterrone. Così chiamata per l’antica presenza delle mura, Via Muro è stata scelta da Mel Gibson come ambientazione per le scene della Via Crucis.

– Piazza San Pietro Caveoso
Per rendere memorabili i paesaggi materani basterebbero le costruzioni dei Sassi. Come se questo non bastasse, il panorama può contare su un altro elemento per nulla secondario. Mi riferisco al canyon della Gravina, attraversato dall’omonimo torrente, al di là del quale comincia il Parco Regionale della Murgia Materana. Un buon punto per avvistare il canyon e il torrente è la Piazza San Pietro Caveoso, posta esattamente sotto il Monterrone. Da non trascurare la vista verso la Civita.
– Il Monterrone
La salita al Monterrone, peraltro necessaria per visitare le sue chiese, regala quella che è, a mio parere, la vista più completa di Matera. All’appello manca solo il Sasso Barisano. Lo spazio per affacciarsi e scattare foto è davvero ampio. Rispetto a Piazza San Pietro Caveoso, il canyon è più sullo sfondo; in compenso, potete vedere la chiesa di San Pietro Caveoso dall’alto, come accade da Via Muro, ma la prospettiva è completamente diversa.

– Via Santa Cesarea
Tra i migliori punti panoramici di Matera, questo è quello più nascosto. Via Santa Cesarea è una strada che non tutti percorrono, che va dal Piano verso il Sasso Barisano. Prendendola da Piazzetta San Biagio, poco più avanti, sulla destra, troverete alcuni gradini che vi condurranno a una terrazza sovrastante la chiesa di San Pietro Barisano. Oltre il muretto, da un lato noterete la chiesa di Sant’Agostino; dall’altro una super vista che include il Sasso Barisano e la Civita. Gli appassionati di fotografia potranno giocare con il doppio campanile: quello molto ravvicinato di San Pietro Barisano e quello della cattedrale, visibile in lontananza.
– Chiesa di Sant’Agostino
Un’altra miniera d’oro per chi vuole scattare la foto perfetta è la postazione che si apre su un lato della chiesa di Sant’Agostino. La vista sul Sasso Barisano e sulla Civita, con la sua inconfondibile cattedrale nel punto più alto, è da cartolina. Del panorama fanno parte anche Via Madonna delle Virtù, la strada più esterna, e il canyon della Gravina.

– Via Madonna delle Virtù e Vico Solitario
Le strade che costeggiano esternamente la Civita e i Sassi sono i punti migliori per ammirare il paesaggio brullo e incontaminato del canyon della Gravina e della Murgia Materana. Per questo ho messo insieme Via Madonna delle Virtù e Vico Solitario. All’altezza della chiesa rupestre di Santa Lucia alle Malve, vi troverete di fronte il Belvedere di Murgia Timone, argomento del prossimo nonché ultimo punto. Lo riconoscerete grazie alle persone affacciate, talmente lontane da sembrare dei puntini.

– Il Belvedere di Murgia Timone
L’ultimo punto panoramico non è certamente il meno importante. Al contrario è il più famoso ed è anche l’unico fuori città. Il Belvedere di Murgia Timone è infatti nel cuore del Parco Regionale della Murgia Materana, anch’esso Patrimonio dell’Unesco, insieme ai Sassi. Dall’ampio spiazzo, nei pressi della chiesa rupestre della Madonna delle tre Porte, la vista verso il Sasso Caveoso è indimenticabile. Parola mia e di Mel Gibson che ha scelto di girare qui la scena della crocifissione di Cristo. L’orario consigliato è quello del tramonto, momento in cui la città di Matera assume, più che mai, le sembianze di un presepe.
Altri consigli
- Escludendo il Piano e il percorso verso la cattedrale, a Matera non è facile seguire una mappa. La segnaletica non è sempre d’aiuto; inoltre, alcune strade possono sfuggire, poiché sono in realtà delle scalinate. Il mio consiglio è di non ragionare troppo sui percorsi e di perdervi nei vicoli. Quando avrete memorizzato la posizione dei quartieri, vi basterà avere un po’ di intuito per procedere nella giusta direzione.
- A Matera ci sono tante agenzie che vendono servizi turistici. Ve ne cito alcune: Matera City Tour, Info Matera, Altieri Viaggi e Martulli Viaggi. L’offerta è ampia, anche se va detto che per le escursioni di nicchia, come quelle dirette verso altre città della Basilicata, esiste il problema del raggiungimento del numero minimo di partecipanti. Per intenderci, è più facile andare ad Alberobello che a Craco. Le escursioni che, a mio parere, conviene maggiormente acquistare sono quelle alla Cripta del Peccato Originale e al Parco della Murgia Materana. Nel primo caso, risolverete il problema della prenotazione e avrete la comodità di essere accompagnati sul posto. Nel secondo caso, potrete contare sulla visita guidata delle chiese rupestri e, al tramonto, del belvedere, e non rischiate di girare a vuoto in un parco non semplice per chi non è un conoscitore del territorio.
- Sempre a proposito di escursioni, una buona idea è quella di fare un tour guidato dei Sassi. Esistono tante città in cui si può fare tutto da soli; Matera ha una complessità maggiore. Per capirla a fondo, ci sono delle cose che sarebbe meglio sapere. Passare un’ora o due con una guida che rivela curiosità e segreti è un arricchimento dell’esperienza. Se avete intenzione di fare uno di questi tour, vi conviene chiedere da subito gli ingressi inclusi, in modo da evitare di ripetere visite già fatte.
Cosa mangiare a Matera
Non vi stupirete se vi dico che a Matera si mangia bene. In linea con la tradizione, gli chef valorizzano alla perfezione ingredienti poveri e genuini, consentendo di fare un’esperienza del gusto che rievoca i sapori di una volta. Prima di darvi qualche dritta sui ristoranti, vi propongo una breve elencazione delle specialità da provare.
Ciò che meglio rappresenta la qualità che contraddistingue le ricette lucane è il pane, un’eccellenza in grado di rivaleggiare con quello della vicina Altamura, con il quale condivide molte caratteristiche, tra cui la lunga conservazione. Quando diventa raffermo viene mischiato a pomodori, origano, cipolle e altri semplici ingredienti. Ne viene fuori la cialledda, una delle più note pietanze locali. Tra i prodotti da panificio ho gradito anche la focaccia al pomodoro, simile a quella barese. Altre specialità sono: i dolci peperoni cruschi, i lampascioni (cipolline tipiche anche della Puglia), l’accoppiata fave e cicoria, il salame pezzente (formato, come intuibile dal nome, da parti poco pregiate del maiale, ma ottimamente insaporito), la pasta fresca (orecchiette o cavatelli) con salsiccia e cardoncelli, la crapiata (una squisita zuppa di legumi), la pignata (carne di pecora accompagnata da patate, pecorino, soppressata e altro ancora) e la carne di vacca podolica.
Dove mangiare a Matera
A Matera l’offerta di ristoranti e trattorie è infinita. Sapevo fin da subito che non sarebbe stato possibile provarli tutti. Per di più, alcuni di quelli che avevo annotato nel taccuino erano esauriti in ogni ordine di posto. In quei giorni, con la complicità della nomina della città a capitale europea della cultura, in giro c’erano orde di turisti. Ad esempio, non ho trovato posto all’Osteria La Pignata (Via Duni 20), dove avevo messo nel mirino la specialità che dà il nome al locale. Ecco un piccolo elenco di quelli che ho provato e che mi sento di consigliarvi:
Ristorante San Biagio (Via San Biagio 12)
Questo è il ristorante al quale ho affidato il mio battesimo a Matera. Se è vero che chi ben comincia è a metà dell’opera, loro, con quella vista panoramica all’ingresso, iniziano benissimo. Con mia totale soddisfazione, ho scelto il filetto di vitello podolico in crosta di pistacchi con patate al forno e funghi porcini. Una nota di merito va alla gentilezza del personale: all’inizio del pranzo, mi hanno messo gratuitamente a disposizione un olio aromatizzato al porro per condire il pane; alla fine, mi hanno offerto un liquore.
Trattoria Lucana (Via Lucana 48)
Nella storica e consigliata Trattoria Lucana mi aspettavo di essere rimbalzato. Invece, grazie al fatto di esserci andato a pranzo in un giorno feriale, ho trovato posto. Qui ho assaggiato i loro ottimi cavatelli alla lucana, serviti con pomodoro, cardoncelli, rucola e salsiccia al finocchietto. Altrettanto buono il dolce: uno zuccottino al cioccolato, consigliato dal cameriere, anche lui molto gentile. Questa è una caratteristica che a Matera ho riscontrato un po’ ovunque.
Spaghetteria Miseria e Nobiltà (Via Don Minzoni 32)
Il nome di questa spaghetteria riporta alla mente una simpatica scena del noto film di Totò, omaggiato anche con foto appese alle pareti. Qui ho riscontrato un minor affollamento, probabilmente per la posizione che è allo stesso tempo comoda – siamo a due passi dalla stazione centrale e a pochi minuti da Piazza Vittorio Veneto – e leggermente fuori dal percorso turistico. La mia scelta è caduta sugli spaghetti miseria e nobiltà, con gamberi, crema di ceci e pomodorini. Promossi a pieni voti. Per chiudere in bellezza, lasciatevi tentare dai loro pasticcini del gelato presentati come “fruttini”. Sono dei sorbetti serviti all’interno della buccia o del guscio del frutto che corrisponde al loro gusto. E’ un dessert tanto bello da vedere quanto buono.

Quattroquarti – Crosta e Mollica (Via Ascanio Persio 25)
Piccolo locale specializzato nelle pucce e nei panini, preparati anche sul momento, con ampia scelta di ingredienti freschi. Mi sono fatto consigliare dal probabile proprietario, un vero esperto degli abbinamenti.
Infine, per semplificare il vostro lavoro di ricerca, vi segnalo qualche ristorante che mi hanno consigliato o che aveva recensioni convincenti, in cui non ho potuto mangiare per mancanza di tavoli liberi o perché non sono passato da quelle parti all’ora giusta. Al già citato “La Pignata”, aggiungo: l’Osteria Pico (Via Fiorentini 42), l’Osteria L’Arco (Via delle Beccherie 49), l’Osteria MateraMì (Via D’Addozio 4), Dalla Padella alla Brace (Via Ridola 71) e la Trattoria del Caveoso (Via Buozzi 21).
Il mio articolo sulle cose da non perdere a Matera finisce qui. Se vi occorrono ulteriori informazioni, non esitate a contattarmi. Sentitevi liberi di lasciare un commento, di condividere l’articolo sui vostri profili social, di mettere il “mi piace” alla mia pagina facebook e di seguirmi su instagram e twitter. Così sarete sempre aggiornati sulle mie pubblicazioni. A presto!
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