A meno di 15 km da Cagliari si nasconde un tesoro: le Saline Conti Vecchi. Ubicate in località Macchiareddu, presso lo Stagno di Santa Gilla, coprono una superficie di 2700 ettari nei comuni di Assemini, Capoterra e Cagliari. Queste saline offrono l’occasione unica di esplorare un sito industriale di grande importanza, tuttora in attività, incastonato in uno scenario naturale a dir poco affascinante, impreziosito dai fenicotteri. Non è tutto: all’aspetto industriale e a quello naturalistico, coniugati alla perfezione, vanno aggiunti tanti elementi d’interesse storico-culturale. Tutto ciò fa sì che la visita di questo luogo, appartenente alla lista dei beni FAI, sia particolarmente istruttiva. Fatte queste premesse, siamo pronti per iniziare il nostro viaggio virtuale nel mondo delle Saline Conti Vecchi.
L'articolo contiene:
Informazioni storiche
Il progetto di Luigi Conti Vecchi
Le saline di Macchiareddu devono la loro nascita alla lungimirante idea di Luigi Conti Vecchi, toscano di nascita, generale dell’esercito, con un passato da direttore generale delle Ferrovie Reali Sarde. Dopo aver partecipato, in età avanzata, alla Prima Guerra Mondiale, Conti Vecchi tornò nella sua amata Sardegna per vincere l’ultima sfida: bonificare lo Stagno di Santa Gilla, che vedeva ogni giorno dalla finestra del suo ufficio, e impiantare una salina. Il suo ambizioso progetto, presentato nel 1919, avrebbe permesso di debellare la piaga della malaria, favorendo, allo stesso tempo, la costruzione di infrastrutture e la creazione di opportunità di lavoro. A dispetto degli oppositori, che contestavano i costi e prevedevano ripercussioni negative sulla pesca, nel 1921 arrivò la concessione, rilasciata con decreto regio. Purtroppo Luigi Conti Vecchi è riuscito ad assistere soltanto alla fase della bonifica, essendo morto a pochi mesi dalla prima raccolta sperimentale, avvenuta nel 1927.
Le gestioni successive
Fondate nel 1929 ma avviate nel 1931, dopo la scomparsa di Luigi Conti Vecchi, le saline passarono nelle mani del figlio Guido, che le amministrò fino al 1949, anno della sua morte. La scomparsa di Guido Conti Vecchi spalancò le porte a Luigi Galimberti, marito di una figlia di Luisa Conti Vecchi, e successivamente al figlio Silvio. Negli anni settanta avvenne il passaggio alla SIR Rumianca, seguito, nel 1984, dall’assegnazione ex lege a Eni. Questo ente, in collaborazione con la società Syndial, completò con successo un percorso di riqualificazione. Oggi le saline sono un bene affidato in concessione alla Ing. Luigi Conti Vecchi, giovane società controllata dalla ex Syndial, oggi Eni Rewind. Dal 2017, anno dell’apertura al pubblico, la loro valorizzazione è stata affidata al FAI.
Il villaggio
Il progetto di Luigi Conti Vecchi includeva la costruzione del villaggio di Macchiareddu, destinato ai lavoratori delle saline e alle loro famiglie. E’ nata così una comunità in cui i proprietari, i dirigenti, gli impiegati e gli operai vivevano insieme. Nel villaggio c’era tutto ciò di cui gli abitanti potevano aver bisogno: lo spaccio alimentare, una cabina telefonica, l’infermeria, la chiesa e altro ancora. Gli operai erano trattati con ogni riguardo. Basti dire che disponevano di pasti gratuiti alla mensa, spendevano poco per l’energia elettrica, non pagavano la legna, avevano l’orto e un bagno nell’appartamento, cosa al tempo per niente scontata. Anche il dopolavoro veniva curato, con l’organizzazione di attività sportive, gite e altri momenti di socializzazione. Attualmente, i resti del villaggio sono visitabili solo in occasioni speciali. Tra le poche unità abitative superstiti c’è la villa padronale: una costruzione a due piani facilmente visibile durante il giro turistico.
L’importanza delle Saline Conti Vecchi
Le Saline Conti Vecchi sono le seconde in Italia per estensione, dopo quelle di Margherita di Savoia, in Puglia. La quantità annuale di sale raccolto dipende dal clima. In presenza delle condizioni ideali, la produzione può raggiungere le 400000 tonnellate. Buona parte del sale è destinato all’uso alimentare. Una fetta da non trascurare va all’industria chimica e alle aziende che producono detersivi e cosmetici. Un altro utilizzo riguarda, infine, il disgelo delle strade.
Il Museo
Gli uffici
Il percorso museale è costituito da alcune sale arredate com’erano negli anni trenta. Il visitatore ha così la sensazione di fare un tuffo nel passato. Nell’ufficio contabilità ho guardato con interesse due macchine da scrivere della Olivetti e due comptometer – antenati delle calcolatrici che conosciamo – di cui uno semplice e l’altro complesso.

Dello stesso ufficio vi consiglio di non trascurare i documenti. Ci sono delle vere e proprie chicche, come il libro paga degli impiegati, le loro schede anagrafiche, il registro delle ore di lavoro e degli infortuni. Questi cimeli consentono di scoprire tante curiosità sull’organizzazione interna e sulle regole da rispettare. Le altre sale da vedere sono l’ufficio della direzione e l’ufficio tecnico, che ospita anche un archivio con i classici faldoni di documenti. Lo stesso ufficio custodisce delle matrici, ossia dei modelli per fabbricare i pezzi di ricambio, e un antico tecnigrafo con il logo dell’azienda.

Il quadro è completato dall’ufficio del capo officina, una piccola stanza con vista sull’officina, caratterizzata dalla presenza di una vecchia macchina per il cartellino dei dipendenti.
L’officina
Uno degli ambienti più interessanti delle Saline Conti Vecchi è l’officina. Qui venivano riparate le macchine e fabbricati i pezzi di ricambio. In funzione fino al 2003, l’officina può vantare un buon assortimento di antiche macchine da lavoro e una discreta quantità di cartelli con istruzioni ai lavoratori e avvisi di pericolo. Nell’officina è possibile anche vedere un filmato sulla storia delle saline, proiettato su una parete. Un altro documentario, incentrato sull’aspetto naturalistico e sul ciclo del sale, viene riprodotto nell’ex falegnameria. Accanto a questa sala, vale la pena di dare un’occhiata al laboratorio chimico, luogo dove lavoravano le donne.

Il percorso nel trenino
La parte della visita che mi ha maggiormente entusiasmato è il percorso a bordo del trenino. Il museo costituisce un ottimo antipasto al tour esterno, che consente di vedere da vicino il sale, le aree destinate alla produzione e l’idilliaco ambiente naturale circostante. Il giro dura circa quaranta minuti ed è accompagnato dalle spiegazioni dell’autista-guida.

I bacini evaporanti
A questo punto diventa necessario raccontare, in pillole, il ciclo del sale. A tal proposito, non è raro sentir parlare di “coltivazione del sale”, per le analogie tra il lavoro dell’agricoltore e quello del saliniere. Il ciclo inizia nei bacini evaporanti, una zona umida preservata dall’intervento dell’uomo. Qui l’acqua marina evapora e va incontro alla perdita di calcare e altre componenti nocive per il prodotto finito. I migliori agenti per l’evaporazione sono elementi naturali come il mare, il vento e il sole, ai quali si aggiunge l’insostituibile lavoro dei salinieri. In questa fase, la pioggia è dannosa. Il passo successivo è lo spostamento dell’acqua nelle caselle salanti, per mezzo delle idrovore.
La caselle salanti
Le caselle salanti sono delle vasche in cui avviene la “maturazione” e il “raccolto” del prodotto. Nelle Saline Conti Vecchi, il loro numero è pari a 253. Anche qui l’acqua viene fatta evaporare. Nella fase conclusiva, il sale si deposita sul fondo, formando uno strato alto 15-20 cm. Quindi viene grattato con delle ruspe e depositato in cumuli. In queste montagne, dette “aie”, il sale non è ancora pronto per la vendita. Deve essere infatti prima raffinato.

Sia i bacini evaporanti che le caselle salanti sono artificiali. Il loro aspetto è tuttavia molto diverso. Nelle caselle, la mano dell’uomo è più visibile. Le vasche hanno infatti dei confini chiaramente tracciati.

Al contrario, come potete vedere nelle prossime due foto, l’ambiente dei bacini evaporanti è più selvaggio. Sembra quasi incontaminato, grazie alla vegetazione e ai volatili dell’oasi naturalistica al suo interno.


L’avifauna
Le Saline Conti Vecchi costituiscono l’habitat di oltre 40000 uccelli acquatici, appartenenti a 50 specie diverse. I grandi protagonisti sono i fenicotteri, presenti in grande quantità e divisi tra gli stanziali, presenti tutto l’anno, e quelli che in inverno e in estate migrano altrove. Dal trenino potrete ammirare anche i loro piccoli, dal colore grigiastro. Sono denominati “pulli”. Dopo il primo volo vengono chiamati “immaturi”, fino a quando diventano rosa. La trasformazione avviene intorno al terzo anno di vita, dopo che si sono abbondantemente nutriti di un piccolo crostaceo noto con il nome di artemia salina.

I fenicotteri sono in buona compagnia. Tra le altre specie che si possono avvistare figurano: gli aironi bianchi, gli aironi cinerini, le garzette, le spatole, i cormorani, i gheppi e i falchi di palude.
Il paesaggio
Le montagne di sale sono forse l’elemento più caratteristico del paesaggio, ma non l’unico degno di nota. Un’altra particolarità è data dalle tracce delle attività industriali nei dintorni. Sebbene le pale eoliche e le ciminiere di Macchiareddu non siano il massimo della bellezza, è apprezzabile il fatto che due ambienti così diversi convivano pacificamente.

Infine da alcuni punti si può vedere, in lontananza, la città di Cagliari.

Quando andare
Non esiste un periodo migliore degli altri per visitare le Saline Conti Vecchi: l’ideale sarebbe andarci più volte, in diversi mesi. L’alternanza delle stagioni provoca dei cambiamenti nel paesaggio, così come l’andamento della raccolta. In linea di massima, il ciclo del sale va da marzo a novembre; ma se chiedete a un saliniere, vi risponderà che dura tutto l’anno, poichè la macchina produttiva non si ferma mai. Un mese che mi piace è novembre: non è molto turistico e garantisce una massiccia presenza di fenicotteri. E’ chiaro però che la vegetazione primaverile resta difficilmente battibile. Da non sottovalutare l’estate e l’inizio dell’autunno, nonostante il caldo: a luglio e agosto, l’acqua delle caselle salanti diventa rosa; nella seconda metà di settembre e a ottobre, è possibile vedere le ruspe in azione.
Informazioni utili
- Dopo l’Epifania, le saline chiudono al pubblico fino alla fine di febbraio. Nel resto dell’anno sono sempre aperte, escluso il lunedì.
- Per gli orari del trenino, consiglio di fare riferimento al sito ufficiale. Non è previsto un numero minimo di passeggeri: parte anche se siete soli. Il tour non è garantito in caso di forti piogge o allagamenti.
- In biglietteria potete prendere a noleggio dei binocoli. Le attività di bird watching sono limitate al percorso nel trenino, non essendo possibile girare autonomamente nelle saline. Il tempo è comunque sufficiente per fare tanti avvistamenti, grazie anche all’aiuto della guida, sempre pronta a segnalarvi le specie che incontrerete e disponibile a concedervi delle soste fotografiche.
- Nel punto di accoglienza potete anche acquistare prodotti realizzati con il sale e specialità provenienti da altri beni FAI. Ad esempio, ho trovato eccellenti le marmellate di agrumi del Giardino della Kolymbethra, situato nei pressi della Valle dei Templi.
In conclusione, delle Saline Conti Vecchi ho apprezzato particolarmente la loro capacità di offrire un’esperienza stimolante sotto molteplici punti di vista. Questo è il motivo per cui le considero adatte a ogni tipo di visitatore, bambini compresi. Nella speranza di avervi incuriosito, termino qui il mio articolo, ricordandovi che potete seguirmi su facebook, instagram e twitter. Vi aspetto in questi profili social e, di nuovo, nel blog. Grazie e a presto!
Servizio accurato e corredato da foto veramente interessanti (non facilissime in questo ambiente “misto”).
Grazie Paolo! L’ambiente misto rende l’esperienza particolarmente interessante e istruttiva.