In questo articolo faremo un viaggio nella civiltà nuragica: un mondo affascinante nel quale ci si può immergere a 360 gradi, visitando Barumini. Questo comune, appartenente al territorio della Marmilla, nella Sardegna centro-meridionale, ha tre attrazioni turistiche indissolubilmente legate a questa epoca di grande importanza storica: il villaggio nuragico “Su Nuraxi”, la Casa Zapata e il Centro Giovanni Lilliu. Prima di partire, concedetemi un piccolo chiarimento sul metodo che seguirò. Avendo notato che molti testi su Barumini ricorrono a un linguaggio ostico, cercherò di limitare i termini tecnici e le informazioni storiche allo stretto indispensabile, dando allo stesso tempo delle dritte su come organizzare la visita e cosa vedere nei dintorni. Fatta questa precisazione, possiamo iniziare il nostro viaggio.
L'articolo contiene:
Il villaggio nuragico “Su Nuraxi”
Premessa
La civiltà nuragica si è sviluppata in Sardegna lungo un arco temporale pari a un millennio, che va approssimativamente dal 1500 al 500 a.C. Questa civiltà era molto più avanzata di quanto si possa immaginare. La genialità di queste popolazioni si può già intuire dalla grandiosità delle loro costruzioni. Tra queste, oltre ai nuraghi, vanno annoverati i pozzi sacri e le tombe dei giganti. Molti di questi edifici hanno dimostrato una straordinaria resistenza al trascorrere del tempo e alle intemperie climatiche. I nuragici si sono distinti anche per la loro spiritualità e l’abilità nella produzione di armi e manufatti di vario tipo. Il simbolo di questa civiltà è costituito dal nuraghe, la cui funzione originaria era di tipo difensivo. Si può dunque affermare che i nuraghi siano stati dei lontani antenati dei castelli medievali. Successivamente hanno ricoperto altre funzioni.
La scoperta di Giovanni Lilliu
In Sardegna sono stati censiti più di 7000 nuraghi, di cui una trentina nel territorio di Barumini. Su Nuraxi è il più importante nuraghe complesso della Sardegna, ossia il più significativo nuraghe dotato di più di una torre. L’importanza di questa costruzione è sancita già dal suo nome: “Su Nuraxi” in sardo significa infatti “il nuraghe”, come a dire che questo è il nuraghe per eccellenza. La sua scoperta è dovuta a un’intuizione del baruminese di nascita Giovanni Lilliu, professore e archeologo di fama internazionale nonchè uno degli uomini che hanno dato maggiormente lustro alla Sardegna. Nella collina sotto la quale si celava il nuraghe, Lilliu notò una cavità che aveva l’aspetto di un pozzo. Questa spiegazione non convinse l’archeologo, convinto che sotto il terreno si celasse un nuraghe. Venne considerato matto, ma gli scavi, da lui diretti nel quinquennio 1951-1956, gli diedero ragione.

Caratteristiche di Su Nuraxi
Su Nuraxi non è semplicemente il nuraghe di Barumini. E’ un villaggio o – se preferite – un complesso nuragico costituito da una torre centrale – il mastio – circondata da quattro torri orientate verso i punti cardinali e collegate da una cinta muraria. Queste torri formano il cosiddetto bastione quadrilobato e si affacciano su un cortile dotato di un pozzo, utilizzato anche per tenere in fresco le vivande. Il bastione è stato a sua volta protetto da un antemurale, un’ulteriore cinta muraria formata da tre torri.

L’età del bronzo
Il mastio è formato da tre camere sovrapposte, con copertura a tholos (a falsa cupola) e pareti formate da blocchi di basalto il cui diametro diminuisce man mano che si sale in alto. La sua costruzione avvenne nella fase del Bronzo medio. Dall’analisi con il carbonio 14 di un pezzo di olivastro rinvenuto tra i massi di basalto, è emerso che questa parte del nuraghe, la più antica di tutte, risale al 1478 a. C. Le quattro torri che circondano il mastio e le tre torri dell’antemurale risalgono, invece, presumibilmente al Bronzo recente (1300-1100 a. C.). Altre teorie sostengono, invece, la contemporaneità di queste costruzioni e del mastio, riconducendole tutte agli inizi del Bronzo Recente. Questo non deve sorprendere: tante cose dette e scritte su questo villaggio nuragico sono frutto di ipotesi. La presenza di questioni irrisolte è per certi versi un bene, poichè conferisce al sito un’aura di mistero.
Altri avvenimenti importanti risalgono al Bronzo finale (1100-800 a.C.). In questa epoca, il bastione quadrilobato venne rifasciato, mentre l’antemurale che lo proteggeva fu ampliato con altre torri. Ed è sempre in questa fase che fu costruita la maggior parte delle capanne del villaggio. Queste abitazioni erano a pianta circolare, con un unico ambiente dotato di copertura lignea di cui oggi non è rimasta traccia. La capanna più rappresentativa è la numero 80: quella utilizzata per le riunioni.

L’età del ferro
Il villaggio nuragico di Barumini ha attraversato un momento cruciale, nell’ultimo periodo della civiltà nuragica, coincidente con l’età del ferro (800-500 a.C.). In questa fase, il villaggio andò quasi distrutto. Sulle sue rovine sorse un agglomerato nel quale una società più moderna ed evoluta diede vita a un nuovo modello abitativo. Apparvero così nuove capanne a settori, divise in più ambienti. L’ambiente più interessante è la “rotonda”, vano circolare con un bacile centrale, utilizzato probabilmente per riti legati al culto delle acque.

Terminata la civiltà nuragica, il complesso di Su Nuraxi è rimasto pressoché inalterato durante l’occupazione punica. A seguire, è stato parzialmente utilizzato dai romani come luogo di sepoltura. Fonti attendibili fanno pensare che il villaggio nuragico sia stato abitato fino al III secolo d.C.
La visita
Su Nuraxi è visitabile soltanto in presenza di una guida. Nell’alta stagione parte un tour ogni mezz’ora. La visita dura circa cinquanta minuti. Il percorso è proibitivo per chi ha gravi difficoltà motorie. Mi sento di sconsigliarlo anche a chi soffre di claustrofobia. Può capitare di rimanere bloccati per qualche secondo in spazi stretti e bui. La visita si svolge sia nella labirintica parte esterna, occupata dalle capanne, che nel cortile interno, dove si trovano il pozzo, il mastio e le quattro torri che lo circondano, dentro le quali è possibile entrare. La salita nella parte alta non è leggerissima (le scarpe sportive sono d’obbligo) ma offre belle viste sulle capanne del villaggio, sul centro abitato e le campagne circostanti.

Casa Zapata
Una sensazionale scoperta
Casa Zapata è un polo museale inaugurato nel 2006, in quella che un tempo era una residenza nobiliare abitata dai baroni sardo-aragonesi Zapata. Correva l’anno 1541 quando Don Azor Zapata ottenne la baronia di Las Plassas, Barumini e Villanovafranca. Fu allora che egli commissionò la costruzione di questa dimora, in posizione elevata rispetto alle terre sotto il suo controllo. Davanti alla casa sorgeva la chiesa parrocchiale di Barumini, tuttora il principale edificio religioso del comune, ben visibile dal cortile.

Per secoli Casa Zapata è stata abitata dagli eredi che si sono succeduti, fino agli anni ottanta del novecento. In seguito alla morte dell’ultima baronessa, Donna Concetta Ingarao Zapata, e a un successivo periodo di abbandono, nel 1987 il comune di Barumini acquistò la dimora con l’intenzione di adibirla a museo. Durante i lavori di restauro condotti negli anni novanta, saltò fuori che sotto il palazzo si nascondeva un nuraghe. Fu ribattezzato “Su Nuraxi ‘e Cresia” (il nuraghe della chiesa), per la sua vicinanza alla chiesa parrocchiale. Gli scavi, ancora in corso, non precludono la visita.
Alcune informazioni sul nuraghe
Questo nuraghe è trilobato, in quanto dotato di tre torri, oltre al mastio che, come già scritto a proposito di Su Nuraxi, è la torre centrale. Tra le sue particolarità, c’è la presenza di un doppio cortile e un doppio antemurale. Durante il percorso turistico, sono visibili, prevalentemente dall’alto, soltanto il mastio e la torre est. Se andrete a Casa Zapata, vivrete dunque l’esperienza unica di vedere un nuraghe dentro un museo, in un ambiente coperto. Questo fatto lo rende un sito del tutto accessibile in caso di pioggia, diversamente dal complesso di Su Nuraxi, all’interno del quale le visite, quando le piogge sono intense, potrebbero essere sospese.

Dalla foto postata qui sopra, avrete forse notato che Su Nuraxi ha un colore diverso rispetto a Su Nuraxi ‘e Cresia di Casa Zapata. La spiegazione è semplice. Su Nuraxi venne costruito con il basalto: la pietra del vicino Altopiano della Giara. Il basalto è in minima parte presente anche nel nuraghe di Casa Zapata, ma il materiale dominante è la marna locale. Per questo motivo, il secondo nuraghe è più chiaro del primo.
Cosa vedere nel museo
La parte della visita dedicata al nuraghe è gestita da una guida che vi darà tutte le informazioni del caso. Poi sarete liberi di curiosare tra i circa 180 reperti rinvenuti durante gli scavi di Su Nuraxi, ottimamente restaurati. Tra questi spicca un modellino di nuraghe in calcare. L’ampio spazio museale di Casa Zapata contiene anche una sezione storico-archivistica e una etnografica. Nella prima è possibile leggere dei documenti sulla storia della famiglia Zapata, gentilmente forniti, in formato digitale, dal noto giornalista Andrea Lorenzo Ingarao Zapata di Las Plassas, pronipote dell’ultima baronessa. La seconda sezione ospita preziosi utensili agricoli e di uso quotidiano utilizzati nel secolo scorso dagli abitanti della zona e il piccolo Museo Regionale delle Launeddas, spazio dedicato a questo splendido strumento musicale sardo, con materiale donato dal maestro Luigi Lai.
Il Centro Giovanni Lilliu
La sezione permanente
Il Centro di Comunicazione e Promozione del Patrimonio Culturale “Giovanni Lilliu” è un altro grande polo museale, ubicato a breve distanza dal complesso nuragico Su Nuraxi. Questo spazio ospita sia mostre temporanee che permanenti. Tra le cose da vedere nella sezione permanente segnalo:
- una riproduzione di Su Nuraxi realizzata, in scala 1:10, dall’artista Francesco Argiolu, come doveva essere quando venne costruito il bastione quadrilobato.
- La mostra-mercato “Artigianarte”, pensata per valorizzare l’artigianato artistico dell’area appartenente alla vecchia provincia del Medio Campidano.
- una piccola ma interessante esposizione di foto dedicata agli scavi che hanno riportato alla luce il villaggio nuragico “Su Nuraxi”.

La parte del museo che ricordo con maggiore piacere è però un’altra: la mostra dedicata alla vita dell’archeologo Giovanni Lilliu, morto nel 2012, a meno di un mese dal suo novantottesimo compleanno. La mostra contiene: pannelli informativi con la sua biografia, oggetti personali come macchine da scrivere e macchine fotografiche, appunti, foto che lo ritraggono in momenti della vita professionale e familiare, la sua scrivania e un attaccapanni con la giacca e il berretto, a dare l’idea della sua presenza. Mi è sembrato un bell’omaggio a un illustre baruminese sempre rimasto legato alle sue origini.
Le mostre temporanee
La mia visita al Centro Giovanni Lilliu è stata ulteriormente impreziosita dalla mostra “Nuragica”. Inaugurata a Olbia, ha fatto successivamente tappa a Sassari, prima di sbarcare a Barumini. La mostra mi ha fatto scoprire tante curiosità. Ho potuto constatare, ad esempio, che gli oggetti prodotti in epoca nuragica non erano poi tanto diversi da quelli che vediamo ai giorni nostri. La mappa con i rinvenimenti dei manufatti nuragici fuori dalla Sardegna mi ha fatto capire il ruolo centrale che gli scambi hanno avuto nella vita di quelle popolazioni. Infine mi hanno fatto accomodare su una poltrona rotante per mostrarmi un filmato, visibile con occhiali 3D. Il video mi ha calato in un villaggio nuragico in cui c’era anche il pozzo di Santa Cristina, altro imperdibile sito risalente all’età nuragica, situato nei pressi di Paulilatino, nella Sardegna centrale.
Ho voluto parlare di questa mostra perchè essendo itinerante, è possibile che venga riproposta in altri musei. Se vi dovesse capitare l’occasione di vederla, non fatevela scappare. Vi svelerà curiosità che non trovate da nessuna parte, con un approccio leggero, adatto anche ai bambini. Per tenervi aggiornati, vi lascio il link della pagina facebook di Nuragica – La Mostra.
Curiosità e informazioni utili
- Il villaggio nuragico Su Nuraxi è attualmente l’unico sito turistico della Sardegna proclamato patrimonio dell’Unesco. Ha ricevuto questo riconoscimento nel 1997.
- Su Nuraxi, Casa Zapata e il Centro Lilliu sono visitabili con un biglietto unico. Pur non avendo mai digerito i biglietti cumulativi, non posso fare a meno di lodare l’organizzazione, la competenza delle guide e la loro disponibilità a rispondere alle varie domande.
- Delle tre attrazioni citate, soltanto Casa Zapata è nel centro di Barumini, a due passi dalla chiesa parrocchiale, meritevole anch’essa di una visita.
- Il villaggio nuragico Su Nuraxi è fuori dal centro abitato, ma l’automobile non è indispensabile. Potete raggiungerlo facilmente a piedi, imboccando, davanti alla chiesa di Santa Tecla, distante meno di 200 metri da Casa Zapata, il Viale Umberto I e andando sempre dritti. La strada è dotata di marciapiede ed è lunga circa un chilometro. Poco prima di raggiungere il nuraghe, sulla destra troverete una deviazione che vi porterà al Centro Giovanni Lilliu.
- Dei tre siti turistici di Barumini, Su Nuraxi è il primo che consiglio di visitare. In questo modo avrete una preparazione che vi consentirà di apprezzare meglio Casa Zapata.
- Molti turisti fanno l’errore di vedere lo stesso giorno il villaggio nuragico di Barumini e l’altopiano della Giara. Sconsiglio questa scelta anche a chi ha un solo giorno a disposizione. Mi sembra un peccato escludere Casa Zapata e il Centro Giovanni Lilliu. Li considero il degno completamento della visita di Su Nuraxi. Se volete tornare a casa con un’idea non superficiale della civiltà nuragica, è necessario prendere l’intero pacchetto. Così avrete anche il vantaggio di sfruttare pienamente il biglietto acquistato. Senza dimenticare che l’altopiano della Giara è molto grande e ricco di percorsi. Il mio consiglio spassionato è di ritagliarvi due giorni: uno per le attrazioni di Barumini, l’altro per il Parco della Giara ed eventualmente qualcos’altro nei dintorni.
- Altre cose da vedere nei dintorni sono: il museo MudA e i ruderi del castello di Las Plassas, il Parco Sardegna in miniatura, il prezioso retablo del Maestro di Castelsardo nella chiesa di San Pietro a Tuili, la campagna intorno a Barumini. La Marmilla è una subregione piuttosto verde. I suoi paesaggi, soprattutto in primavera, sono idilliaci.
Il nostro viaggio in questa culla della civiltà nuragica termina qui. Spero di avervi dato degli spunti. Se vi è piaciuto l’articolo o avete qualche curiosità, non esitate a scrivere un commento. Vi aspetto di nuovo nel blog e nelle mie pagine facebook, instagram e twitter. A presto!
Ho visitato il tuo blog oggi curiosando qua e là, dai mercatini natalizi di Praga al castello di Linderhof al villaggio nuragico di Barumini. I miei più sinceri complimenti!! Per come scrivi e le ottime foto.
Grazie Paolo! I complimenti fanno sempre piacere e mi danno un’energia positiva per proseguire al meglio questa avventura.